UN COMPLEANNO NON DIMENTICATO, MA PIU’ INTIMO: AI MIEI PENSIERI, A COM’ERO IERI E ANCHE PER ME

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Qualcuno mi ha fatto notare che quest’anno non ho pubblicato la solita DEDICATO di Loredana Bertè per il mio compleanno, con la dedica che fa il punto di un altro anno.

È vero, del resto non ho neanche pubblicato un post di ringraziamento per i tanti auguri ricevuti.

Non è successo niente di grave, tranquillizzo chi ha paventato ci potessero essere problemi, solamente ho cercato di dedicarmi più a me e di vivermela più offline.

Sono anni che la mia vita è online, nella buona e nella cattiva sorte, che il mio lavoro è online, che il mio impegno politico, sociale e culturale è online, che tutto quello che gira intorno a me è messo a disposizione di tutti e mi andava di staccare un po’, di tenermi qualcosa per me.

L’altra sera, passeggiando sulla banchina, più d’uno m’ha chiesto: “Ah, sei tornata dall’Inghilterra?”. Stessa cosa per alcuni che mi hanno chiamato in questa settimana e io ho spiegato che ero tornata da più di un mese e mi sono sentita rispondere due volte: “Ah, non ho visto gli ultimi post.” 

Non li avete visti perché non ci sono. Uno forse. Ma il fatto che ormai la gente pensi che la vita reale si svolga in base a quello che si pubblica segna un passo preoccupante.

Tanti anni fa, nel 2008 mi pare, appena arrivò Facebook in Italia o poco dopo, mi piacque l’idea di avere a disposizione un posto dove poter controllare quello che la gente conosceva della mia vita. La natura di questa esigenza nasceva dal fatto che tra politica, giornalismo e associazionismo, qualcuno inventava cose di sana pianta e le diffondeva attribuendole a me. Come si dice: tutto il mondo è paese. In questo modo, lo scrissi in uno dei primi post, vi dico io cosa faccio e cosa penso, così non avete niente di inventarvi e se volete discutere lo fate su qualcosa di reale.

Il problema è che dopo più di 15 anni, quello che si scrive sui social è inteso come sostituto della vita reale. Tutti si sentono autorizzati a desumere quello che pensi, che fai, che dici, persino se in contraddizione palese con quello che leggono e vedono.

La mia presenza sui social è coatta, legata alle attività che faccio: giornalistica e associativa, ma è tanta e all’alba dei miei 52 anni ho cominciato a pensare che sia troppa e bisognava cominciare a togliere qualcosa. Ho deciso di togliere me.

Questo non significa certo che sparisco, ma personalmente ci sarò meno. Cercherò di pubblicare solo le cose che ritengo interessanti per gli altri e non è detto che le questioni personali debbano essere interessanti per gli altri.

Quindi ecco perché non ho pubblicato il mio Dedicato e i miei ringraziamenti per gli auguri che ho preferito, con calma, fare ad uno ad uno e ancora non ho finito.

Il mio Dedicato, però, ci può stare, perché noi da soli non siamo niente e ho sempre amato l’idea di ringraziare chi mi ha permesso di arrivare fin qui nel giorno del mio compleanno.

Dedicato alla mia famiglia, ristretta e allargata, fatta di mia madre, mio padre, mio fratello, ma anche di tutti gli zii e i cugini, che mi segue e osserva da lontano, preoccupata e presente sempre anche se non fisicamente.

Dedicato agli amici di una vita, che mancano terribilmente e che ci sono sempre quando ho bisogno del loro aiuto.

Dedicato a Barbara, che continua a visitarmi nei sogni, che mi stringe il cuore e che mi ricorda la promessa fattale di scrivere di lei, per lei. Oggi ho iniziato il mio nuovo libro ed è lei la protagonista.

Dedicato a Perla che sento indispensabile accanto a me, come quando andavamo a scuola ogni giorno insieme, anche se poi non ci sentiamo per mesi.

Dedicato a tutti quelli che si dedicano agli altri per amore della comunità e della cultura, nonostante i tanti problemi e ostacoli che in questo settore si incontrano in Italia e dedicato a quanti mi stanno accompagnando nell’avventura dell’UNIPANT.

Dedicato a tutti quelli che mi hanno dato fiducia scegliendomi come insegnante e venendo a imparare con me e insegnarmi a loro volta tante cose.

Dedicato a quelli che mi hanno dato fiducia in ogni cosa che organizzo e metto in piedi, perché da soli non si fa mai niente.

Dedicato a quelli che hanno chiesto scusa, che hanno imparato a conoscermi, che hanno voluto andare oltre il curtigghio di chi nemmeno mi conosce.

Dedicato a chi mi è stato accanto e a chi mi è accanto ora. 

Dedicato a tutto quello che mi porto sulle spalle e a quello che cerco di buttare giù andando avanti più leggera.

Dedicato a chi c’è stato e non c’è più. 

Dedicato a chi c’è stato e a chi ci sarà.

E come dicono i Modena City Ramblers:

Lei gli disse: “Che il viaggio sia buono”
Lui rispose soltanto: “Lo sarà”

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