Albe’, te metto da parte la scatola del panettone pure quest’anno…

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La mia è una bella famiglia.

Bella dentro e fuori.

Fatta di persone forti, unite, che si vogliono bene, che si sostengono nei momenti difficili e nei momenti importanti della vita, che si danno conforto e aiuto, che amano stare insieme, da che mi posso ricordare.

Con questa pletora di zii e cugini sono cresciuta, condivido i miei ricordi più allegri, più gioiosi, sinceri.

Però due settimane fa una di queste persone è venuta a mancare. Non è la prima, certo, ma finora se ne erano andati i più anziani, quelli di cui, per età, sei più preparato a sopportare la mancanza.

Ma Alberto no.

Alberto era uno di noi, dei ‘giovani’.

Certo, poi ci sono anche i più giovani, ma no, Alberto non ci stava in questo disegno.

Lui che era di noi il più positivo, quello dal sorriso e dal buonumore contagiosi, quello che portava l’allegria in ogni discussione, sdrammatizzava ogni situazione, persino se la Roma aveva perso (eh sì che non era facile!), quello che ci dava la sicurezza che qualcosa di nuovo sempre e comunque ci avrebbe atteso dietro l’angolo, perché la vita è bella così com’è, con i suoi alti ed i suoi bassi.

Questo mi ha insegnato Alberto in questi 47 anni, questo era il punto fermo per noi tutti.

Alberto era un buono, nell’accezione più bella del termine.

Mai una parola contro qualcuno, mai una critica gratuita, un cenno di acredine, invidia, gelosia. Al massimo, e quella ci stava tutta, la presa in giro, lo sberleffo, per ribadire a noi tutti che era inutile prendersela più di tanto, che la vita è breve e va vissuta attraverso cose più belle, ridendo su quelle brutte.

La sua di vita, però, è stata troppo breve.

Ci lascia così tanto ed un ricordo così indelebile, con un messaggio di positività e serenità così profondo, che dobbiamo dirgli grazie, grazie davvero.

Tutti volevamo bene ad Alberto.

Lo si leggeva nelle espressioni sgomente ed incredule di chi ha avuto la notizia, nella paura che la consapevolezza di questa scomparsa mette in ognuno di noi.

Perché con Alberto va via un pezzo importante della nostra allegria e il nostro stare insieme sarà più mesto, sempre consapevole che troppi sorrisi in più ci sarebbero insieme ai suoi buffi copricapi natalizi fatti con le scatole dei panettoni e dei pandori, giusto per citarne una.

E poi Alberto è un po’ uno e due.

È Alberto e Licia, un binomio che pensavamo indissolubile e che credo, in effetti, rimarrà sempre tale, non solo nel cuore di Licia e di Nicola ed Alice, ma in tutti noi.

Una famiglia bellissima, in tutti i sensi, che amo profondamente e che ora mi vede così impotente e instupidita, senza sapere cosa dire e cosa fare per rendere meno pesante questo dolore.

Alberto me lo immagino che ci dice: “Ma che ve piagnete? Ma io sto bene e nun ve lascio mica! Anzi, ricordatevi de ride, che nun ve posso vede’ co’ ste facce tristi! Io sto sempre qua, a tifa’ Roma co’ voi e a ride sulle cattiverie der monno.”

Io Alberto lo voglio continuare a pensare vicino.

Vicino a noi, vicino a Licia, vicino a Nicola e ad Alice.

Perché la vita sarebbe troppo vuota e triste altrimenti.

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